17.02.2021

Consigli e tendenze

Organicamente vintage

Nella casa di tendenza, mobili e oggetti vintage sfoggiano materiali naturali applicati a forme sinuose. Legno, bamboo, rattan, seguono un andamento ondulato. È il grande revival del design organico.

Optare per un arredo vintage è una scelta sostenibile, ultimamente influenzata da un tipo di estetica che evoca la natura: i materiali provenienti da un particolare territorio, le forme ergonomiche, non sprigionano infatti un effetto avvolgente, quasi rassicurante? Perché torna in auge il design organico, e quali fattori lo rendono unico? 

«Ogni cosa che puoi immaginare, la natura l'ha già creata» sosteneva Albert Einstein, a testimonianza del fascino smisurato che la natura esercita sull'occhio e sulla mente dell'uomo. Nel campo dell'ingegneria, dell'architettura e del design, questa attrazione ha dato vita a un interessante fenomeno: i tentativi di replicare o evocare le linee fluide e le forme morbide del mondo vegetale e animale, hanno quasi sempre spronato l’evolversi di tecniche innovative e tecnologie sofisticate.

La storia design del ‘900 ne è testimone: da Vienna alla Germania con il legno curvato di Thonet, fino al nord Europa con la diffusione dei mobili ergonomici di Alvar Aalto, dalle sperimentazioni con il compensato curvato di Charles Eames per Herman Miller, fino al design made in Italy e i suoi fiori all'occhiello, come le poltrone in giunco curvato prodotte da Bonacina, contesissime dal collezionismo. Esistono poi designer, come l’americano Wendell Castle, che hanno portato all'estremo le possibilità di flessione del legno, realizzando pezzi in cui il confine tra scultura e design risulta davvero sfocato. Una sperimentazione dopo l'altra, allo scopo di creare oggetti che esibissero «struttura, materiale e funzione in perfetta armonia, proprio come in natura».

A pronunciare queste parole era il curatore Eliot Noyes, forse il primo coniatore dell'espressione “organic” abbinata alla parola “design” quando, nel 1940, elencava i requisiti per partecipare a un concorso per progettisti di arredi indetto presso il MoMA: dalla competizione nacquero mobili, lampade e tessuti talmente innovativi, che l'anno dopo fu naturale per il museo esporli in una grande mostra: “Organic Design in Home Furnishings”, a cura di Noyes. Il primo premio del concorso se lo era aggiudicato la Organic Chair, frutto della cooperazione di Charles Eames e Eero Saarinen, e in mostra erano presenti, tra gli altri, Alvar Aalto con la poltrona Paimio, e Marcel Breuer con la sedia B3.

Scegliere un arredo vintage dai requisiti organici incentiva l'economia circolare dando all'occhio la sua parte: privi di spigoli, o con gli angoli smussati, questi pezzi possono conferire all'ambiente un effetto riposante; quando esibiscono una texture materica, o seguono una linea continua come nelle architetture di Antoni Gaudì, il loro impatto è sensuale, e allo stesso tempo estroso, dinamico. Se si volesse dare un’implicazione psicologica al perché il design organico sia di moda, si potrebbe dedurre che circondarsi di forme che richiamano la natura rispecchia il desiderio di ritrovare negli oggetti organici anche la nostra natura primordiale.

Nella categoria "Organico" di intOndo, collocata all'interno della sezione Stili - Tendenza, indipendentemente dalle epoche sono raccolti oggetti contraddistinti da materiali naturali (come legni, rattan e bamboo), arredi dalla linea sinuosa, ma anche pezzi che riproducono fedelmente un elemento naturale: lampade a forma di foglie o di fungo, divani con schienali a forma di elementi vegetali, tessuti ispirati alle eleganti composizioni organiche dell'artista Alexander Calder. E tante altre storie ancora.

Abbiamo menzionato Gaudì per lo stile organico dei suoi edifici, e perchè nella prima metà del '900, attraverso altri grandi architetti come l'americano Frank Lloyd Wright, la corrente dell'architettura organica prende il suo posto nella storia. Per sintetizzare questa estetica in un luogo monumentale, scegliamo un'immagine del padiglione finlandese della fiera mondiale di New York del 1939 (nella foto), realizzato da Alvar Aalto come un vero e proprio gesamtkunstwerk: un’opera d’arte totale che il designer amava definire, per l'appunto, "esibizione organica", giocata su una sola linea ondulata: semplice, ma estremamente potente. Naturalmente l’allestimento fu smantellato dopo l'esposizione ma, fateci caso… il suo andamento sinuoso rivive ancora nei vasi in vetro di Aalto prodotti per il marchio Karhula-littala, una delle icone per eccellenza del design organico, che ci ricorda un aspetto fondamentale di questa corrente: l'ergonomia non compromette mai la piena funzionalità di un oggetto o di un arredo. Anzi, la esalta.