25.08.2021

Il mercato

Quando il packaging è da collezione

Non tutte le confezioni sono da scartare, quante volte vi è capitato di voler conservare la bella scatola di un regalo o il flacone in vetro della vostra essenza preferita? Scopriamo insieme perché alcuni packaging sono preziosi quasi quanto il loro contenuto.

image via Tiffany.com

 

Un packaging ben studiato è parte integrante della strategia di vendita di un prodotto e può contribuire in maniera determinante al suo successo. Lo sanno bene gli esperti di marketing delle grandi e piccole aziende di oggi che impiegano ampie risorse in sondaggi e ricerche prima di selezionare l’involucro giusto per i loro nuovi prodotti. Ma “l’abito”, se vogliamo chiamarlo così, è da sempre stato un elemento importante per rappresentare in maniera efficace un marchio e in alcuni casi le confezioni sono state così azzeccate che ancora oggi rimangono iconiche quanto i brand che rappresentano.

La strategia più impiegata nel passato sembra essere stata la più semplice: un colore o al massimo un’accoppiata di colori pensati per passare alla storia sopravvivendo a decenni di cambiamenti. Siamo sicuri che qualche idea ve la siate già fatta da soli, a noi viene in mente il duo arancione e marrone scelto dalla Maison francese Hermès, un match duraturo che nacque quasi per caso. All'inizio infatti  le confezioni dei prodotti Hermès erano color crema, ma nel 1942, quando Parigi venne occupata dai nazisti, le forniture di scatole iniziarono a scarseggiare e il patron della storica boutique, Emile-Maurice Hermès, si dovette accontentare delle scatole che nessuno voleva: quelle arancioni. Senza rassegnarsi Emile-Maurice fasciava le scatole con un nastro marrone stampato con il suo logo, e fu così che nacque l'attuale confezione Hermès.

Altro colore iconico resta il Pantone "1837 Blue", ovvero l’inconfondibile Turchese scelto da Charles Lewis Tiffany per confezionare i preziosi venduti dalla sua boutique. Sin dai primi del ‘900 le scatole turchine sono state considerate preziose tanto quanto i loro contenuto e l’azienda ne ha proibito la diffusione se non con l’acquisto di uno o più gioielli del marchio. Ed è indubbio che quel mix di 3.9% di rosso, 72.9% di verde e 71% di blu, che trae ispirazione dal colore delle uova di pettirosso, sia da più di un secolo uno dei toni più riconoscibili al mondo. Apprezzato da vip e non, il colore ha ricevuto svariati tributi non ultimo il caso del video girato in collaborazione con Jay-Z e Beyoncé in cui compare visibilmente il dipinto Equals Pi che Basquiat dipinse nel 1982 su sfondo blu Tiffany (nella foto).  

Ma anche la forma (quella intesa letteralmente) vuole la sua parte. Un esempio tra tutti è la bottiglietta del Campari soda disegnata dal grande artista futurista Fortunato Depero per contenere quello che fu il primo preparato per aperitivi in Italia lanciato nel 1932. L’ispirazione è tratta dai manifesti pubblicitari che l’artista aveva dedicato al Campari negli anni precedenti, ma la vera intuizione fu quella di impiegare un flacone in vetro smerigliato cilindrico simile ad un calice rovesciato tappato da un piccolo tappo a corona per il pronto uso. Un piccolo progetto tra arte e design per quello che poteva essere un semplice involucro, ma che è stata una vera rivoluzione per il modo di consumare un prodotto monouso nei bar di tutta Italia e nel mondo.

Brindiamo dunque al grande design, anche quello che sta dietro le confezioni dei beni di consumo.