20.10.2021

Consigli e tendenze

Il tocco divino: storia e segreti della doratura del legno

Questa settimana intOndo vi racconta i segreti di bottega di una delle arti decorative più antiche: la doratura del legno, la tecnica che rende eterni i vostri mobili. Tramandate nei secoli dai maestri doratori, queste tecniche sono usate ancora oggi con straordinari risultati.

image via gillesperrault.com


La doratura del mobile è una pratica molto antica, ma il periodo che vide la massima diffusione di questa moda fu il Barocco, caratterizzato da arredi dall’aspetto lussuoso e dalle grandi dimensioni. In Francia, durante il regno di Luigi XIV e Luigi XV erano popolari i mobili dorati, mentre invece in Italia già dal Rinascimento i mobili avevano iniziato ad essere più decorati e sontuosi. Intagli, ornamenti, legni e materiali esotici per l’intarsio: fino alla seconda metà del Settecento, il mobile si anima di figure ed elementi che hanno il compito di testimoniare la ricchezza della famiglia. Dunque tavolini, cassapanche, armadi si ricoprono d’oro e essenze di gusto coloniale che esaltano le figure tondeggianti dei mobili e riflettono il prestigio dei proprietari. Sul finire del Settecento, il gusto estetico volge verso il Neoclassico, con le sue forme più lineari e pulite, e le suggestioni dorate dei mobili Barocchi vengono presto abbandonate. 

Il raffinato effetto decorativo della doratura applicata al mobile è frutto di secoli di esperienze, attività e tradizioni che si sono affermate in passato e che son giunte a noi quasi immutate. Anticamente l’oro veniva polverizzato e ridotto in sottilissimi fogli da un artigiano specializzato (chiamato battiloro) e tramite queste foglie d’oro si possono mettere in pratica diverse tecniche di doratura, tra cui le più diffuse quella a guazzo e la doratura a missione.  

La doratura a guazzo (o bolo) è sicuramente la più apprezzata, tanto da essere identificata con la doratura per antonomasia. Il procedimento è ampiamente descritto da Cennino Cennini (Il libro dell’arte, Cap. XXVIII, Cennino Cennini, fine sec. XIV) ed essenzialmente consiste nell'applicare sulla superficie lignea preventivamente ingessata e ben levigata una o più mani di bolo armeno (dal greco bolos: zolla di terra). Dopo l’applicazione del bolo, si leviga la superficie e si stende su porzioni limitate un leggero strato di colla naturale, applicandovi l'oro in foglia e avendo cura che questo aderisca perfettamente alla superficie. Levigare le superfici prima del passaggio successivo è essenziale per garantire la leggibilità degli elementi scolpiti del legno, il cui rischio è di risultare smussati da un’eccessiva applicazione di gesso e bolo. L’ultimo passaggio prevede la lucidatura tramite strumenti chiamati brunitoi o, in passato, con zanne di cane o lupo.

L’effetto finale è di estrema lucentezza, che può tendere verso tonalità più calde o più fredde. Infatti, nonostante l’oro sia di per sé un materiale che con la sua naturale colorazione trasmette calore, esso può essere influenzato dalla colorazione del bolo: con un bolo rosso si potranno ottenere tonalità più calde rispetto a quello nero o verde (più diffusi nella tradizione antica), che andranno invece a raffreddarlo.

“E bagnando di mano in mano con un pennello dove è dato il bolo, vi si mette su l'oro in foglia, il quale subito si appicca a quel molle. E quando egli è soppasso, non secco, si brunisce con una zanna di cane o di lupo, sinché e diventi lustrante e bello.” (Il libro dell’arte, Cap. XXVIII, Cennino Cennini, fine sec. XIV)

Un’altra tecnica largamente utilizzata (soprattutto per piccoli ritocchi) è quella della doratura a missione. Dall'italiano arcaico mistione, con il significato di miscuglio, con sovrapposizione del latino missum (part. pass. di mitto), nel significato di deporre, mettere. Questa prevede l'uso di un mordente oleo resinoso (il cosiddetto missione o mistione usato al posto del bolo) per consentire l'adesione della foglia d'oro. Rispetto alla doratura a guazzo presenta una relativa facilità e velocità di esecuzione, ma non consente di ottenere lo stesso livello di luminosità poiché la foglia non potrà essere lucidata come nella doratura a guazzo.

Per quanto riguarda la manutenzione, i mobili dorati come tutti i mobili di antiquariato richiedono una costante attenzione in quanto oggetti antichi e spesso delicati. Premesso che l’intervento di un restauratore è sempre consigliabile, per una manutenzione domestica si può procedere ad eliminare il particolato atmosferico con un panno in cotone e a garantire un ambiente asciutto. L’umidità e i prodotti di pulizia a base acquosa sono, infatti, alcune delle principali cause di deterioramento della doratura su legno, ma qualche piccolo accorgimento vi permetterà di mantenere i vostri mobili intatti e lucenti come il primo giorno.