12.05.2022

Consigli e tendenze

Life in plastic: può essere fantastic?

Demonizzata e bistrattata, la plastica è il materiale più controverso degli ultimi anni. Amata follemente nel secolo scorso e prodotta in grandissime quantità e varietà, oggi gode di una pessima reputazione. Ma è tutta meritata?

Inconfondibile, leggera, resistente! Così viene presentata negli anni ’60 la moderna plastica, il polipropilene, scoperto da Giulio Natta nel 1953 e destinato a diffondersi nelle case di tutto il mondo. Stoviglie, bacinelle, contenitori: la novità investe inizialmente gli oggetti di uso quotidiano irrompendo in cucine, soggiorni e camere da letto con la sua duttilità e resistenza, insieme al basso costo. 
Queste caratteristiche attirano l’attenzione anche dei creativi, che vedono nella plastica l’opportunità per portare avanti un processo di democratizzazione delle loro produzioni, spesso caratterizzate da costi proibitivi e dunque riservate a pochi. 

Nascono così collaborazioni tra industria e arte, come nel caso delle aziende Kartell, Vitra, Artemide, Zanotta e altre che iniziano a produrre complementi d’arredo in plastica colorata, con forme inaspettate e divertenti. Insieme a designer visionari - come i coniugi Mackintosh, Marco Zanuso, Antonio Citterio, Philippe Starck, Gae Aulenti, Ettore Sottsass e molti altri - le aziende creano qualcosa di rivoluzionario, non per niente si parla proprio di una Rivoluzione della Plastica. Soprattutto le sedie e le sedute in generale (protagoniste questa settimana della newsletter di intOndo) diventano terreno di sperimentazione di forme e colori, complice anche lo stile Space Age in voga in quegli anni, che insieme alla Pop Art ha dato forma ad un’intera decade, e in parte anche a quelle successive. 

Bellezza, creatività e funzionalità sono le parole chiave che guidano questa Rivoluzione e che contribuiscono a creare l’immaginario dello stile di vita moderno, veloce e pratico. La plastica si è infatti rivelata il materiale perfetto per la mentalità consumista del secolo scorso: facile e veloce da produrre, adattabile ai bisogni dell’uomo, a basso costo. Questa moderna febbre della plastica prosegue per decenni, facendo prosperare città, industrie, famiglie, diventando sempre più capillare nelle nostre vite: ad oggi siamo completamente circondati dalla plastica, gli stessi vestiti che indossiamo sono spesso in fibre sintetiche ricavate dalla plastica. 
La plastica è ormai ovunque, e solo pochi anni fa ci siamo improvvisamente accorti che non è poi una condizione così positiva. 

L’umanità si è svegliata dopo un’ubriacatura da plastica durata decenni e l’hangover è tremendo: ogni anno produciamo circa 340 milioni di tonnellate di plastica e tra i 4,8 e i 12,7 milioni di tonnellate finisce nell’oceano, un numero che secondo gli studiosi sarebbe destinato a raddoppiare entro il 2025. Dal 2015 ad oggi siamo passati dall’avere zero consapevolezza ad una sorta di shock generalizzato, in cui tutti si sono domandati se forse l’utilizzo non fosse diventato eccessivo. Il problema non è certo il materiale, anzi molto versatile e innegabilmente comodo, ma la mentalità con cui se ne è abusato. Negli ultimi anni i governi e le associazioni di tutto il mondo stanno correndo ai ripari: la plastica monouso è stata vietata, le cannucce in plastica sono un vago ricordo e le buste della spesa anche. Le aziende hanno introdotto collezioni in plastica riciclata e si nota un generalizzato impegno contro l’uso eccessivo. 

Tra pro e contro, la verità è che la plastica è stata l’emblema dell’era del consumismo, un’era sicuramente spensierata, divertente, dove tutto sembrava dovuto e possibile. Ma oggi siamo nel pieno della crisi ed è arrivato il momento di restituire tutto quello che è stato preso, consumato e gettato via nel secolo scorso. Con buona pace dei nostalgici, dei negazionisti e dei giovani, che si trovano a pagare i conti di un’era che nemmeno hanno vissuto.