12.10.2023

La Superleggera, una sedia e basta

Grande ammiratore di questa seduta fu Le Corbusier che la definì «una sedia carica di umile nobiltà». Lo stesso Ponti, interrogato sulla sua Superleggera, amava ripetere come si trattasse di «una sedia e basta». Scopriamo l'intramontabile fascino di uno dei più amati oggetti del Made in Italy.

“Una sedia leggera e forte nello stesso tempo, di sagoma giusta, di prezzo basso. Una sedia-sedia, modestamente, senza aggettivi”.

Gli anni ’50 sono caratterizzati da una nuova e fresca creatività nel design, che sfocia nel mondo della produzione in serie: nuovi materiali e l’invenzione di nuovi macchinari per lavorarli permettono di creare nuovi progetti che saranno venduti a prezzi competitivi, abbordabili dalle masse; c'era bisogno infatti di realizzare oggetti d'arredamento dai costi contenuti per andare incontro alle difficoltà economiche della popolazione.

Gio Ponti non si lascia scappare l’opportunità di presentare nel 1952 un suo prodotto che sarebbe diventato uno dei simboli principali del design italiano, la sedia Leggera. Per l'azienda lombarda Cassina progetta, in partenza, un arredo semplice e stilizzato che si ispira alle linee della popolare sedia di Chiavari (meglio nota come chiavarina). Lo studio del primo prototipo risale al 1949, in cui già sono presenti alcune delle caratteristiche del modello definitivo, il quale viene poi seguito da un secondo nel 1951, il modello Chiavari, il quale subisce a sua volta alcune modifiche e viene alleggerito ulteriormente. Nel 1957 la Leggera subisce alcune piccole varianti, pur mantenendo la sua essenza elementare e pulita, e diventa Super: le sezioni, prima circolari, diventano inconfondibilmente triangolari. Una figura, quella del triangolo, molto cara al designer e che ripropone in numerosissime sue produzioni. 

Da allora la Superleggera rappresenta una sintesi esclusiva tra la ricerca di Gio Ponti e la sperimentazione avanzata di Cassina, divenendo icona indiscussa di modernità e raffinatezza artigianale. 

La vera innovazione proposta dal designer è racchiusa nella composizione strutturale della sedia e della sezione triangolare delle sue gambe di soli 18 millimetri e con un peso minimo di 1.700 grammi. La ricerca nei materiali non è da meno: la combinazione tra elasticità e leggerezza del frassino della struttura e la compattezza resistente ai carichi del faggio nel telaio del sedile garantisce all’oggetto una durabilità destinata a rimanere immutata nel tempo. 

Come si addice alla fama del designer, nessun dettaglio viene lasciato al caso: la sedia deve essere in primo luogo comoda e funzionale. L’ergonomia allora spinge Ponti a piegare lo schienale all’indietro, la statica, invece, fa inclinare le gambe verso l’interno. Non passa inosservata una perfetta corrispondenza tra queste deformazioni e la teoria del cristallo, ormai firma pontiana inconfondibile, in cui i profili rettilinei si fanno spigolosi tendendo a forme chiuse, diamantine. 

Non dimentichiamo, però, il ruolo di Cassina nella realizzazione di questo magnifico oggetto: gli elementi in legno, realizzati a macchina, sono rifiniti manualmente attraverso le procedure meticolose di incollaggio a pennello, pulitura dalla colla residua e impagliatura della seduta. Identificata dal codice di progetto 699 e mai uscita di produzione, la Superleggera entra nella cultura italiana e si diffonde in essa sia per le sue caratteristiche strutturali sia per le curiose ed originali campagne di comunicazione sviluppate per promuoverla: dotata, infatti, di prestazioni eccellenti viene promossa con alcune idee molto originali. Per la sua presentazione, infatti, Gio Ponti sottopone la sedia ad un bizzarro collaudo: facendola cadere dal quarto piano di un edificio, anziché sfracellarsi a terra, rimbalza come una palla, senza danni. Celebre è anche la campagna pubblicitaria in cui la sedia viene alzata con un dito da un bambino in una simpatica vignetta. Altre fotografie iconiche sono quelle scattate all'interno dell'abitazione del designer in Via Dezza a Milano all'interno della quale si notano numerosi esemplari della sedia.

Per il suo indiscutibile successo e l’innovazione tecnologica, la Superleggera è presente nella collezione permanente di molti musei di design tra cui il museo del Triennale Design Museum di Milano ed è stata anche candidata al Premio Compasso d’Oro: viene tuttora identificata come uno degli oggetti di disegno industriale più rilevanti ed influenti nella storia del settore a livello internazionale.