18.06.2019

Consigli e tendenze

Stanze delle meraviglie

Se pensate che unicorni, sirene, animali imbalsamati e collezioni di conchiglie e farfalle siano solo una moda del momento, vi sbagliate di grosso. Tutt'altro che invenzione moderna, essi sono stati i protagonisti di stanze delle meraviglie e Wunderkammer di palazzi reali, chiese e dimore aristocratiche sin dal Rinascimento. Oggi, tra una festa a tema esotico, una sfilata animalier e un tuffo in una piscina piena di unicorni color arcobaleno, intOndo vuole sottolineare il valore più intrinseco di queste meraviglie.

Se pensate che unicorni, sirene, animali imbalsamati e collezioni di conchiglie e farfalle siano solo una moda del momento, vi sbagliate di grosso. Tutt'altro che invenzione moderna, essi sono stati i protagonisti di stanze delle meraviglie e Wunderkammer di palazzi reali, chiese e dimore aristocratiche sin dal Rinascimento. Oggi, tra una festa a tema esotico, una sfilata animalier e un tuffo in una piscina piena di unicorni color arcobaleno, intOndo vuole sottolineare il valore più intrinseco di queste meraviglie.

Dopo la loro apparizione nelle corti medievali e del primo Rinascimento, le stanze delle meraviglie si sono poi moltiplicate nel Seicento e nel Settecento sotto la spinta del rinnovato interesse per la ricerca scientifica e della diffusione del culto dello stupore caratteristico del Barocco. Arricchite di coralli, minerali, strumenti scientifici all'avanguardia e di nuovi tesori trovati dagli esploratori durante le loro esotiche campagne di ricerca, esse divennero gli archetipi dei moderni musei, attraendo gli eruditi di tutto il mondo.

Nell'Ottocento, poi, furono gli atelier degli artisti che ereditano la tradizione di luoghi delle meraviglie. Allestiti secondo un apparente confusione, essi suscitavano una senso di horror vacui nei visitatori, ma non erano altro che lo strumento per esprimere il nuovo status sociale di pittori e scultori e testimoniare il loro eruditismo. Nel Novecento, infine, la natura flessibile e privata delle Wunderkammer si è fatta espressione di una nuova visione del mondo: tra arte e natura, realtà ed immaginario, politica e religione.

Per avere un assaggio di un cabinet delle meraviglie basta far visita all'ex collegio Romano a Roma - oggi sede del Liceo Visconti - dove si trova una fetta di quello che forse fu il primo museo al mondo: il Museo Kircheriano. Anche se ricostruita solo in parte, questa collezione di curiosità messa insieme dall'archeologo gesuita Athanasius Kircher (1602 - 1680) raccoglie elementi eterogenei che vanno dall'etnologia alla fisica, dalla zoologia all'esoterismo, dalla mineralogia alla botanica. Esso infatti rifletteva originariamente quello che nel 1565 Samuel Van Quiccheberg aveva inserito nella sua guida al collezionismo, Inscriptiones (o I Titoli): artificialia, ovvero antichità e artefici creati dall'uomo; naturalia, piante, animali ed altri elementi provenienti dalla natura; scientifica, strumenti scientifici e matematici; exotica, oggetti provenienti da terre lontane e sconosciute; e mirabilia, ovvero altre meraviglie che destavano stupore agli occhi del visitatore per la loro bellezza, rarità o bruttezza.

Chissà qual è oggi l'effetto di tutti questi elementi in mostra nelle vetrine del liceo? Essi sono stati usati per educare e strabiliare intere generazioni, ma quale funzione hanno oggi?

Dietro ogni stanza delle meraviglie c'è in realtà un atto di pura dedizione alla conoscenza: l'idea di collezionare, conservare e allestire un ambiente a noi vicino. Anche su intOndo abbiamo un luogo delle meraviglie, la nostra categoria "Mirabilia", creata con l'intento di includere tutti quegli oggetti da collezione che non fanno altro che ricordarci di quella vorace voglia di conoscere che è tipica dell'umanità e che trascende qualsiasi periodo storico.

Vi invitiamo a visitarla perché oggi, come allora, ci vorrebbe una Wunderkammer in ognuno dei nostri spazi domestici a ricordo della secolare tendenza umana verso la scoperta, il viaggio, la conquista umana e il progresso. Quiccheberg nel Cinquecento parlava di un microcosmo di arte, scienza e misticismo e lo chiamava il "Teatro del mondo".