14.01.2021

Interviste

6 oggetti per un ritratto di Giulia Mondolfi

Le atmosfere vintage ispirano le creazioni della giovane fondatrice del brand di moda Alberta Florence: per i suoi capi utilizza esclusivamente tessuti d'arredamento, si ispira ai suoi oggetti del cuore, e mantiene un occhio di riguardo per la sostenibilità.

Certi luoghi dell'infanzia non ci abbandoneranno mai, anche se non ci ritorneremo o se non esisteranno mai più. Lo sa bene Giulia Mondolfi, fiorentina classe 1986, fondatrice dell’atelier di moda Alberta Florence nel 2014, che ha recentemente inaugurato una sede milanese. Disegnare e confezionare un abito sono per Giulia i gesti naturali per rivivere – ­­e far vivere –  le atmosfere che ha abitato, i paesaggi che ha esplorato e che le sono rimasti nel cuore, i libri che ha amato e che si sono intrecciati con la sua vita e con la sua formazione professionale. Alla moda, Giulia è arrivata dopo una laurea in Architettura al Politecnico di Milano seguita da una specializzazione in architettura del paesaggio; c'era poi il desiderio di dare vita a un progetto di economia sostenibile, che l'ha portata a coinvolgere sin dagli esordi alcune cooperative sociali operative in percorsi di recupero dedicati ai ragazzi in situazioni di difficoltà, con le quali il brand collabora regolarmente per una parte della produzione. Dal blazer alla gonna a ruota, fino al gilet e al tubino ­– i suoi best seller – alla base dei capi firmati Alberta Florence, tutti pezzi unici e confezionati a mano, ci sono sempre le stoffe d'arredamento, made in Italy e non solo, vintage e contemporanee, che Giulia colleziona durante i suoi numerosi viaggi. Tra pattern, texture e colori, la giovane designer abbina l'inclinazione per  le atmosfere vintage a un naturale attaccamento per certi oggetti incontrati durante il suo percorso, alcuni dei quali ha voluto raccontare a intOndo.

 

1. Ceramiche Bitossi

Un rapporto di amore ed odio. Le ho da sempre viste in famiglia perché mia zia è un’appassionata dagli esordi. E’ sempre stata poco capita in casa perché non piacevano a nessuno. Alla fine dopo anni ho iniziato a comprenderle e adesso sono felicissima che molte mi siano state regalate. Le trovo uniche per il loro design e per il loro colore inconfondibile. Sono convinta che sia un pezzo meraviglioso da avere perché, se mixato fra oggetti  d'antiquariato e moderni, spezza totalmente. Una testimonianza sospesa e surreale delle nostre capacità tutte italiane.

 

2. Lampada Costanzina di Luceplan:

Sono innamorata delle linee pulite. Ho comprato le prime anni fa e proprio poco tempo fa ne ho acquistate altre due per il mio nuovo atelier a Milano. L'essenza della lampada da tavolo. Discreta, si integra perfettamente con tutto e secondo me da un tocco di spiritosa contemporaneità.

 

3. Cuscino Kilim:

Me li porto ovunque! Il primo mi fu regalato da mia zia a Roma il primo anno di università… ora ne ho sei! Sono fantastici, comodissimi e scaldano qualsiasi atmosfera dando un tocco di “esotico”.

4. Isolatori elettrici:

 Un rapporto affettivo lungo una vita. Mio nonno costruiva centrali elettriche, per cui ne abbiamo alcuni suoi; mia madre adora le forme, il design e i materiali, dal vetro alla ceramica. Io li adoro, specialmente quelli grandi, trovo che siano degli oggetti affascinanti e anche un po' futuristici. Li uso come fermacarte, fermaporte, e quelli più belli come soprammobili!

5. Lampada Membrana di ToniZuccheri per Venini  

Il mio ultimo acquisto! Ho scoperto Toni Zuccheri e mi sono innamorata della sua visione del mondo e della natura. A dispetto di molte lampade a sospensione di quegli anni, “membrana” ha qualcosa di vitale, un’anima, come se rappresentasse in una scala di grandi dimensioni l'essenza di un elemento monocellulare e tutta la potenza e la quiete della natura.

6. Gabbiano di Toni Zuccheri per Venini

Al primo posto nella mia lista dei desideri! Un colpo di fulmine! La prima volta ero a una asta ed era posizionato in una vetrina tutta composta da pezzi di Venini, ma lui aveva qualcosa di diverso. Ho passato un'ora a guardarlo a bocca aperta. Non avevo mai visto niente di così “vivo” e “sintetico” allo stesso tempo… un capolavoro!