08.04.2021

I famosi

I primi 100 anni di Venini a Murano

Quest’anno la manifattura Venini, una delle fornaci storiche di Murano, raggiunge un importante traguardo: un secolo di vita. Ripercorriamo insieme alcuni passi di questa lunga storia.

Approfittiamo della ricorrenza del 100esimo anniversario dalla fondazione di Venini per parlarvi oggi di arte vetraria, una disciplina artigianale che vede il nostro territorio trionfare in tutto il mondo e che regna sovrana in particolare nella piccola isola di Murano a Venezia.

La nascita della manifattura vetraria Venini si deve prima di tutto alla Grande Guerra, periodo in cui Paolo Venini (1895-1959), un giovane ufficiale milanese laureato in legge, si innamorò di Venezia e dei suoi eccezionali vetri colorati. Al ritorno dalla guerra dopo un breve periodo di praticantato in uno studio notarile,  Paolo incontrò l’antiquario veneziano Giacomo Cappellin (1887-1969), un raffinato venditore di oggetti in vetro di Murano che aveva un negozio a Venezia e a Milano. I due condivisero la visione di creare una nuova linea di prodotti in vetro che rispecchiasse l’estetica modernista senza allontanarsi di troppo dalla tradizione artistica italiana.  

Alle elaborazioni baroccheggianti prescelte dai maestri di Murano sino a quel momento i due imprenditori contrapponevano il purismo delle forme e la sperimentazione con tecniche nuove e materiali innovativi, il tutto a partire da un repertorio artistico che si fondava sui capolavori del Rinascimento e capolavori artistici di ispirazione greco-romana.

Il sogno di Paolo Venini e Giacomo Cappellin prese forma nel 1921 - appunto 100 anni fa - quando i due rilevarono la fornace di Andrea Rionda, un’impresa che vantava tra i suoi maestri grandi vetrai di Murano come Giovanni Seguso detto "Patare", Diego Barovier, Raffaele Ferro, Attilio Moratto, Malvino Pavanello. 

Così, pochi anni dopo, la Vetri Soffiati Cappellin Venini & C. si presenta alla prima Mostra internazionale di arti decorative di Monza, come anche alla Biennale di Venezia, proponendo forme raffinate, eleganti e semplici come il vaso Veronese, ripreso dal dipinto dell’Annunciazione conservato all’Accademia di Venezia, e il vaso a due manici Holbein, che si ispira al modello ritratto dal maestro tedesco nel ritratto del mercante Georg Gisze.

Anche dopo la scissione da Giacomo Cappellin nel 1925, quando la fabbrica che prese il nome di V.S.M. Venini & C, la ricchezza degli stili, dei colori e delle materia e la ricerca della perfezione in ogni pezzo rimase il fiore all’occhiello della fornace. Per gli anni a venire la grande intuizione di Paolo Venini rimase la stessa: non abbandonare mai la tradizione artistica e artigianale, ma costantemente arricchirla incrociandone il cammino con quello delle menti più fresche emergenti nel panorama contemporaneo, figure dalla formazione più disparate che vennero scelte per collaborazioni o per la direzione artistica.  

Ripercorrere i nomi dei direttori artistici della Venini in questi 100 anni è infatti pari a sfogliare un catalogo delle storia del design moderno, un sunto delle migliori firme del XX secolo in Italia e nel mondo:  Vittorio Zecchin, Napoleone Martinuzzi, Tomaso Buzzi, Tyra Lungren, Carlo Scarpa, Gio Ponti, Fulvio Bianconi, Tapio Wirkkala, Timo Sarpaneva, Thomas Stearns, Ludovico e Alessandro Diaz  e Laura De Santillana (genero e nipoti di Paolo Vanini che ereditarono la fabbrica), Tobia Scarpa, Benjami Moore, Dan Dailey, Toots Zinsky, Toni Zuccheri, Gae Aulenti, Ettore Sottsass, Mimmo Rotella, Alessandro Mendini, Monica Guggisberg e Philip Baldwin, Emmanuel Babled, Doriana e Massimiliano Fuksas, Cini Boeri, Rodolfo Dordoni, Giorgio Vigna, Tadao Ando, Fernando e Humberto Campana, Flo Perkins, Fabio Novembre, Michela Cattai, Mario Bellini, Studio Job, Barber & Osgerby, Hani Rashid e Lise Anne Couture, Ron Arad e Peter Marino solo per citarne alcuni. Lo stesso Paolo Venini fu il direttore artistico della sua fabbrica negli anni ‘50 periodo d’oro della sua produzione e ultimo capitolo della sua vita che terminò per malattia nel 1959. Ma la manifattura non si fermò mai e continuò nella sua prolifica produzione.

Difficile qui ripercorrere tutte le tappe di questa storia, che si sviluppa sul filo conduttore di una delle arti più celebrate in Italia e nel mondo, una disciplina secolare che riesce sempre ad offrire nuovi spunti ad artisti e collezionisti. Il segreto della fortuna di Venini, e in senso più ampio dei maestri di Murano, è proprio il continuo dialogo con il passato che diventa sfida e stimolo senza pari per lo stile contemporaneo. Un esempio? Insieme ai 100 anni della Venini si celebrano nel 2021 anche i 1600 anni dalla fondazione di Venezia, e per celebrare questo evento la Venini, oggi sotto la guida del gruppo Damiani, rivisita in edizione limitata il vaso Veronese, lo stesso creato per la prima volta nel 1921 e diventato un classico, offrendone una nuance tutta nuova ispirata ai giorni d’oggi. Insomma prosegue quel meraviglioso scambio tra antichità e modernità che tanto piace a collezionisti e amanti delle cose belle e senza tempo, noi in primis.