07.03.2024

Imperdibili

Interni vintage da Oscar... le nostre nomination 2024

La notte degli Oscar si avvicina: quali sono gli interni vintage più scenografici del 2023? Ecco le nostre personali nomination dei film da cui trarre ispirazione per gli arredi e i mood della prossima stagione.

Se c’è un elemento che caratterizza i film in nomination per l’Academy Award 2024, previsto per questa domenica 10 Marzo al del Dolby Theatre a Hollywood, L.A., è la massiva presenza di film biografici e docufilm dedicati a personaggi storici più o meno noti, dal mondo dello spettacolo a quello della scienza e oltre.

I nostri amatissimi arredi vintage la fanno dunque da padrone quest'anno tra set e scenografie film; e se questo genere di film mette alla prova i registi dal punto di vista del coinvolgimento umano, essi offrono agli addetti ai lavori ampio spazio per ricreare ambientazioni a regola d’arte. Ripercorriamo quindi insieme quelli che a nostro avviso sono gli interni più riusciti di alcuni dei film biografici in nomination. 

 

Maestro

Una vita tanto leggendaria quanto turbolenta quella di Leonard Bernstein, ripresa e interpretata da Bradley Cooper nel ruolo di regista e attore protagonista. I trent’anni di carriera del primo grande compositore e direttore d’orchestra americano vengono ambientati dagli anni ‘40 agli anni sino agli anni ‘70 principalmente nei luoghi “di casa Bernstein” tra la proprietà a Litchfield in Connecticut e New York City - anche se il film è stato in realtà girato sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito - Gli spunti decorativi sono in parte ricreati, soprattutto per la casa di New York, un appartamento con vista su Central Park nel celebre Dakota Building, e in parte originali. Nella casa di campagna, ancora proprietà dei figli dei Bernstein, per esempio le originali carte da parati sono state affiancate a mobilio rimesso “a nuovo” secondo il gusto dell’alta società del tempo. La grande lampada pendente di Tiffany, così come le chaise in bamboo dominano alcune delle scene del Connecticut, mentre i tendaggi damascati e i carrelli bar in ottone non mancano durante i ricevimenti tenuti nella residenza dell’Upper West Side. Nelle case non potevano infine mancare il pianoforte Steinway originale del maestro e le radio a vinile, un vero lusso al tempo. Un gioco di sceneggiatura che, come musica, crea un'armonia di forme e colori che sono validissimi ancora oggi. 

 

Barbie

Personaggio altrettanto noto e leggendario, ma di tutt’altra natura - nel vero senso della parola - Barbie è, insieme al suo Ken, la protagonista di un altro film in nomination questa domenica. In questo caso la designer del film Sarah Greenwood insieme alla set decorator Katie Spencer hanno cercato di mantenere un ambientazione accurata e dunque giocosa. Ovviamente nella casa di Barbie non ci sono scale: la protagonista scende attraverso un palo stile caserma dei mitici pompieri americani e risale nelle sue stanze volando o al massimo usa l’ascensore. Un ambiente surrealista con oggetti d’uso amplificati e plastificati può sembrare uno scherzo, ma in realtà essi sono l’archetipo l’impianto open space diffusosi proprio ai tempi del lancio dell’iconica bambola. Progettata in stile Mid-century Modern, la casa di Barbie riflette l'estetica lineare di Palm Springs, in contrasto con la casa postmoderna circondata sulla collina di proprietà di Weird Barbie in cui regna l'asimmetria delle forme e dei colori,  una sorta di casa Memphis, che nella sua originalità riluttante, nasconde  un grande fascino. Un testamento al successo di Barbie che nelle sue mille vesti rimane sempre motivo d’ispirazione.

 

Oppenheimer

Passiamo ora al deserto di Los Alamos nel New Mexico, dove storicamente agli inizi degli anni ‘40 fu segretamente creata la cittadella per le sperimentazioni che portarono allo sviluppo della bomba atomica. Christopher Nolan regista del film Oppenheimer confessa: “Volevamo trovare un'ambientazione che aiutasse il pubblico a capire cosa significasse per Oppenheimer aver portato la sua squadra nel bel mezzo del nulla, senza nulla intorno, ma oggi  a Los Alamos c’è uno Starbucks a ogni angolo e cose del genere.” Nel 1942 il governo americano spese 2 milioni di dollari per costruire il  Los Alamos National Laboratory, ma in questo caso riprodurre il set ex novo sarebbe costato troppo per cui la scenografa Ruth De Jong combina ambientazioni di interni originali del periodo, tra cui anche la casa in cui Oppenheimer visse con la moglie, con scene all’aperto girate in un Ranch al nord del New Mexico. La semplicità degli arredi riflette lo scopo del regista: libri maldisposti su librerie in legno fanno da sfondo ad ambienti domestici di stampo folkloristico che rappresentano una vita ai margini della società dove il confort è rappresentato da decori all’uncinetto e grandi poltrone con braccioli squadrati su cui passare le giornate aspettando il risultato di una delle sperimentazioni più complesse raggiunte dal genere umano.