L'applique/applique Poliedri disegnata da Carlo Scarpa per Venini alla fine degli anni '50 è un ottimo esempio di design italiano di metà secolo, che coniuga la tradizione artigianale del vetro di Murano con eleganti lavorazioni in metallo e forme geometriche. Ecco una panoramica di ciò che lo rende speciale: il suo design, la sua storia, la sua tecnica e il suo significato.
Progettista e contesto
Carlo Scarpa (1906‑1978) è stato un architetto e designer veneziano con profondi legami con Murano e la tradizione del vetro; il suo lavoro è noto per combinare una rigorosa chiarezza formale con una ricca materialità e artigianato.
Venini è uno dei più importanti produttori di vetro di Murano, noto per aver collaborato con architetti e artisti (tra cui Scarpa) per promuovere le potenzialità del vetro, non solo in ambito decorativo ma anche nella progettazione strutturale/formale e illuminotecnica.
Gli anni '50 e l'inizio degli anni '60 furono un periodo altamente sperimentale nel design italiano, soprattutto nell'illuminazione. I designer stavano esplorando il modo in cui la luce interagisce con la forma, la consistenza e il materiale; il vetro era un mezzo che presentava sia sfide che possibilità.
Il nome “Poliedri” significa “poliedri” in italiano — questo è significativo perché i pezzi sono costituiti da elementi di vetro modellati in forme sfaccettate (poliedriche).
Le applique/applique utilizzano più di questi moduli di vetro sfaccettato (“gocce” o “recipienti”) disposti insieme su un telaio metallico. La disposizione crea consistenza, ombra e brillantezza mentre la luce passa e si rifrange nel vetro.