12.08.2021

Le storie

Parola d’ordine: contaminazione

Hanno collaborato con grandi aziende italiane segnandone il destino e i successi: sono i progettisti stranieri del '900, anime creative che hanno condiviso la loro visione con i più prestigiosi marchi italiani. Riscopriamone alcuni insieme.

Sull’onda dei successi all’estero di maestri del calibro di Gio Ponti (ricordate le ville in Sudamerica e Iran realizzate dal grande progettista?), oggi prendiamo in considerazione l’altra faccia della medaglia, ovvero i designer stranieri che durante il '900 hanno contribuito allo sviluppo e all'affermarsi di grandi marchi italiani, dando vita a uno scambio di idee che ha reso il vintage made in Italy unico e ricercatissimo.

Oggi più che mai, designer e progettisti contemporanei stranieri, da Patricia Urquiola al duo londinese Barber e Osgerby, ma la lista sarebbe ampia, scelgono l’Italia — Milano in testa, capitale del mobile per eccellenza — per intraprendere esperienze lavorative e progetti presso alcuni dei brand italiani più noti nel mondo. Che si tratti di una una parentesi temporanea di studio o lavoro, o della scelta di abitare e lavorare in Italia a lungo termine, il Novecento, un momento storico a noi di intOndo particolarmente caro, vanta esempi emblematici di cretivi stranieri che in Italia erano di casa. Ne abbiamo scelti quattro.

Nathalie Du Pasquier (Bordeaux, 1957), che con i suoi tessuti, tappeti, mobili e laminati plastici è stata tra i membri non italiani fondatori del gruppo Memphis nel 1981, è un’artista e designer francese che dal 1979 ha scelto Milano come dimora fissa; la sua estetica particolare, articolata su specifici pattern e abbinamenti cromatici, sospesa tra kitsch ed eleganza, è stata vitale nell’affermarsi dell’inconfondibile stile Memphis, in Italia e su scala globale.

Il tedesco Richard Sapper (Monaco di Baviera, 1932 - Milano, 2015) autore dell’iconica radio TS 502 progettata per Brionvega, più nota come il «Cubo», o della sedia per bambini K-1340 disegnata insieme a Marco Zanuso per Kartell (entrambi progetti del 1963) è scomparso a 83 anni dopo una vita vissuta a Milano dal 1958; Il suo legame con l’Italia era tale che, quando ha ricevuto il Compasso d’oro alla carriera, era classificato come premiato nazionale; il percorso prolifico di Sapper è anche legato alla fortuna di essersi formato con i grandi maestri del Novecento, dagli esordi con Gio Ponti fino alla collaborazione con Gae Aulenti negli anni '70, nell’ambito dello studio dei nuovi sistemi di trasporto.

Anche il gusto scandinavo ha intrecciato rapporti davvero decisivi con l’Italia, prendiamo ad esempio il caso del designer e scultore finlandese Tapio Wirkkala, che compare nella foto (Hanko, 1915 - Helsinki, 1985), una star della Triennale di Milano del 1954, che dal '66 al '72 ha assiduamente collaborato con Venini, instaurando una sinergia profonda con il mondo dell'arte vetraria muranese: tra i cavalli di battaglia della produzione di Murano firmata Wirkkala spicca la serie di vasi dalla ricca varietà cromatica Bolle, un connubio tra la semplicità funzionale tipica della linea del design nord europeo, che esalta allo stesso tempo il savoire faire della tecnica a “Incalmo”, è cioè l'accoppiatura a caldo di due forme di vetro soffiato.

Avanzando di qualche decade, come non soffermarsi sul francese Philippe Stark (Parigi, 1949), leggenda del design e trend setter della fine del '900, che per Kartell ha firmato le sedie La Marie, Eros, Victoria Ghost, Louis Ghost, Dr. NO e Dr. NA? Oggi pietre miliari del vintage anni '90, insieme allo spremiagrumi Juicy Salif che evoca un ragno disegnato da Starck nel 1990 per Alessi, questi pezzi di culto sono solo una parte di un vasto gruppo di arredi e oggetti, capaci di raccontare le storie e le vite dei designer stranieri il cui destino è venuto inevitabilmente a intrecciarsi con l'eccellenza italiana. Non perdete il prossimo appuntamento a loro dedicato!