27.01.2020

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La casa del sogno: il talento di Gio Ponti nel mondo

Mentre è in corso al MAXXI di Roma la mostra dedicata alle architetture di Gio Ponti, intOndo vi porta alla scoperta degli interni di tre abitazioni che il maestro progettò tra Sudamerica e Iran. Tre gioielli di avanguardia architettonica e modernità senza tempo, realizzate a cavallo tra gli anni '50 e '60, ma di grande attualità nel modo di concepire lo spazio abitativo contemporaneo.

Tre architetture meno note ai più, realizzate dal poliedrico Gio Ponti in Venezuela e in Iran, hanno rappresentato per tre committenti illuminati la casa del sogno, concepita come un’opera totale in cui architettura, decorazione, arredi, tessuti e rivestimenti dialogavano in un trionfo di pura estetica. Gli interni di queste dimore sono modelli a cui interior designer e appassionati di modernariato tornano a ispirarsi nella progettazione di abitazioni dall’animo vintage sofisticato e giocoso. Basta osservare le zone soggiorno delle tre ville per un assaggio del tocco “pontiano”: spazi aperti delineati da porte scorrevoli e pareti mobili, pannelli attrezzati e mobili su misura, in un susseguirsi di colori, luci, livelli e materiali che si scoprono soltanto percorrendoli. Perché, ripeteva il maestro, “nella casa all’italiana non vi è grande distinzione tra interno ed esterno. Da noi l’architettura di fuori penetra nell’interno e non tralascia di usare né la pietra, né gli intonaci, né l’affresco. Dall’interno, la casa all’italiana riesce all’aperto con i suoi portici e terrazze, con le pergole e le verande, con le logge ed i balconi, con le altane e i belvederi, invenzioni tutte confortevolissime per l’abitazione serena.”

Nel 1953 a Caracas, Venezuela, i collezionisti Anala e Armando Planchart commissionano a Ponti una casa “all’avanguardia”, che possa ospitare una vasta collezione di pittura astratta venezuelana, e quasi duemila piante tropicali. Il progetto di Ponti è un inno alla leggerezza: tra giochi di volumi e tanta luce (il cuore della villa, che sorge sulle colline di Caracas, è il soggiorno a doppia altezza affacciato sulla città e illuminato da vetrate gigantesche), il décor si articola sugli intarsi geometrici del marmo colorato dei pavimenti; tra gli arredi, in gran parte realizzati su disegno di Ponti dall’ebanista Giordano Chiesa, sorprendono certi mobili a parete dove i trofei di caccia appaiono e scompaiono grazie ad arguti pannelli girevoli. Le poltrone di Cassina sono rivestite in seta dalle tonalità neutre di Ferrari Milano e i tappeti a trame astratte sono prodotti da Colombi Milano. Per l’illuminazione, Ponti predilige lampade di Arredoluce, e riempie la casa di ceramiche di Bruno Gambone, oggetti firmati Danese o in vetro di Murano di Venini e Seguso. Oggi la villa è sede della Fundación Anala y Armando Planchart, che organizza nei suoi spazi eventi culturali e visite guidate.

Non esiste più invece, in seguito a demolizione, l’altra opera totale di Ponti a Caracas, la villa realizzata nel 1956 per la familia Arreaza, soprannominata dall'architetto "la Diamantina" per le ceramiche sfaccettate e colorate con cui era rivestita: casa dall'anima calda e intima, come lo stesso Ponti la definiva, si distingueva per gli interni bianchi e blu, un abbinamento sofisticato e da egli particolarmente amato, che si ripeteva senza risultare mai stancante; dai pavimenti in ceramica D’Agostino di Salerno a righe diagonali fino al soffittto a scacchi, dagli oggetti in vetro di Venini e Seguso fino alle poltrone di Cassina, disegnate da Ponti e affiancate da vecchie poltrone appartenenti ai committenti, rivestite da stoffe bianche e blu. Illuminavano gli ambienti le applique disegnate da Angelo Lelli. Fortunatamente, molti di questi arredi sono stati salvati, e appaiono periodicamente tra i lotti di punta di importanti aste di design internazionali. 

Simile nell'utilizzo dei pattern bianchi e blu, ma connotata da un gusto ancora più mediterraneo dettato dal total white dei pavimenti marmorei, è la Villa Nemazee a Theran, realizzata dall’architetto negli anni 1957-1964 per il ministro Shafi Namazee e la moglie Vida. Casa che riflette in pieno quella “joie de vivre”, la serenità che per Ponti era il carattere imprescindibile su cui progettare la residenza moderna, l’edificio è in anni recenti al centro di campagne e petizioni che mirano a mantenerlo in vita, essendo minacciato da una possibile demolizione a favore di un piano edilizio che prevede la costruzione di un hotel di lusso al suo posto.

La mostra "Gio Ponti. Amare l'architettura" è al MAXXI fino al 20 aprile.