30.03.2023

Quando le strutture prendono forma, la retrospettiva su Angelo Mangiarotti alla Triennale di Milano

Visitabile fino al 22 aprile la mostra alla Triennale di Milano si propone come uno sguardo alla vita e all' operato di Mangiarotti, indagando il suo lavoro in architettura, design del prodotto e arte.

Continuando il percorso di mostre che ha voluto intraprendere nell’ illustrare la vita e l’operato di alcuni dei maggiori progettisti del ‘900, Triennale Milano ci introduce la figura di Angelo Mangiarotti (Milano, 1921-2012), architetto, designer e scultore che ancora oggi ha molto da offrire. Visitabile fino al 22 aprile, l’ esposizione si compone di un’ampia selezione di opere, progetti e documenti che ripercorrono i sessant’anni di attività del designer messi a disposizione dalla Fondazione Angelo Mangiarotti, rivolgendosi agli estimatori di un approccio che sa coniugare “architettura e ingegneria”, come spiega Fulvio Irace, curatore della mostra, e a chi vuole apprezzare estetica degli oggetti e accuratezza dell’allestimento, a cui ha collaborato anche Renzo Piano.

 

Nato e cresciuto a Milano, ha ottenuto un successo internazionale, come testimonia la vittoria del prestigioso Compasso d’Oro alla carriera nel 1994. Non tutti i milanesi sanno però di vivere quotidianamente nelle opere architettoniche di Mangiarotti: le stazioni ferroviarie di Rho Fiera, Villapizzone, Repubblica, Porta Venezia, Certosa e Rogoredo, per esempio, sono state proprio ideate da lui. In effetti, se ci si appresta a posare lo sguardo con maggiore attenzione si notano elementi unici, dalle forme, ai pilastri, dall’utilizzo di vetri e strutture di ferro e acciaio per le pensiline, sviluppati tutti da studi approfonditi dell’ architetto con schizzi, disegni e dettagli riportati fin dai primi documenti in mostra.Un occhio attento riconosce in questi elementi un linguaggio costruttivo ben definito e preciso che davvero fondano il suo stile, che ne hanno sancito la grande originalità che ancora oggi si ammira e si emula. Lui stesso ha a più riprese riprodotto forte del concetto di ripetizione come rivalsa della loro verità: in architettura, come in ogni attività umana, non vi è libertà se non vi è ripetizione diceva l'architetto. Il tema che possiamo notare essere maggiormente indagato dal progettista meneghino è, senza dubbio, il giunto basato su moduli che si incastrano e che raggiungono stabilità e solidità sfruttando un principio elementare, la forza di gravità. Il risultato è di una naturalezza (e forse ovvietà) disarmante, perché attraverso forme, soluzioni e paradigmi eleganti, sofisticati e sempre misurati è in grado di soddisfare pienamente le esigenze dell’essere umano. 

Altro linguaggio formale ricorrente nella produzione del designer e in mostra è il fungo, a partire dall’inconfondibile serbatoio idrico nella campagna romana del 1961, progettato con Aldo Favini, e che contamina poi le sagome in plastica degli orologi disegnati per Secticon tra il 1955 e il 1965 insieme a Bruno Morassutti, uno dei primi successi sul piano internazionale. Il fungo è anche alla base delle intramontabili lampade in vetro soffiato progettate per Artemide: Saffo e Lesbo, del 1966. L’utilizzo del vetro di Murano fa notare un altro aspetto caratteristico del pensiero e del modo di agire del designer: fondamentali per Mangiarotti e il suo processo creativo è infatti lo studio della materia al fine di poterla utilizzare al meglio e per farne il principio base e fondamentale per scoprire nuovi risultati plastici. Per questo in lui si accostano da una parte una conoscenza iper specialistica della composizione e del comportamento dei materiali e dall’altra la vicinanza a chi con questi materiali ha passato intere giornate in un mestiere antico e rispettato ancora oggi: gli artigiani.
Stando a stretto contatto con i vetrai muranesi, per esempio, arriva a progettare un gancio in vetro capace di incastrarsi ad altri uguali per creare sospensioni leggerissime e eleganti di vetro. Il loro nome è V+V, ganci componibili ancora in produzione, creati per la prima volta nel 1967 per Vistosi ed esposti in modo scenografico in mostra.

Un breve video, ma completo di diversi dettagli e aneddoti, riassume la vita e la straordinaria inventiva dell’ architetto in oltre 60 anni mostrando la sua incredibile e indiscussa abilità nel saper progettare su ogni scala, dal dettaglio all’ edificio in modo competente, cosciente e lungimirante.