12.04.2019

Le storie

Universo Frida: la casa come espressione personale

"Pensavo di essere una surrealista anche io, ma in realtà non lo sono mai stata. Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni". Leggendo il diario di Frida Kahlo possiamo imbatterci in questa e in molte altre frasi illuminanti le quali, oltre ad indagare il suo lavoro d'artista, ci aiutano a comprendere il suo spirito di moglie e di donna all'inizio del secolo scorso.

"Pensavo di essere una surrealista anche io, ma in realtà non lo sono mai stata. Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni".

Leggendo il diario di Frida Kahlo possiamo imbatterci in questa e in molte altre frasi illuminanti le quali, oltre ad indagare il suo lavoro d'artista, ci aiutano a comprendere il suo spirito di moglie e di donna all'inizio del secolo scorso.

Frida Kahlo nasce a Città del Messico nel 1907 figlia d'arte di un fotografo tedesco ed una ricca donna messicana. La sua biografia é nota a livello internazionale, su di lei sono state scritte centinaia di libri. Noi vi consigliamo di guardare il film intitolato "Frida" sulla sua vita, il suo matrimonio burrascoso con l'artista Diego Rivera e la sua arte.

Oggi peró non parleremo della vita dell'artista messicana e neanche del suo lavoro: ci soffermeremo sul suo spazio abitativo e su come sia andato via via adattandosi allo stile di vita dell'artista.

Frida, sin da piccola, ha sempre espresso un fortissimo legame con la sua cultura, ispirandosi a costumi e tradizioni messicane. Nella casa voluta a seguito del suo matrimonio con Diego regnava l'armonia. L'artista passava diverse ore a dipingere nell' incantevole cortile interno, tra pavoni e scimmiette dei quali amava circondarsi. La sua cultura si esprimeva nei vasi di terracotta colorata custodi di altissimi cactus, oggetti decorativi in legno e sedute di paglia.

A seguito delle numerose infedeltà del marito Frida andò a vivere da sola per poi, supplicata da Diego, accettare di tornare a vivere con lui.

I due coniugi Rivera affidarono al giovanissimo architetto Juan O'Gorman, all'ora 26enne, il progetto della loro casa-studio che all'epoca fece scalpore in quanto "mai fino ad allora si era vista in Messico una costruzione la cui forma derivasse totalmente dalla funzione".

Il risultato fu una casa-racconto, la materializzazione della coppia, della loro unione e del loro amore. La casa fu progettata nel 1931 e terminata in un anno, la realtà è che sono due case-studio unite tra loro: una più grande destinata a Diego ed una più piccola, quasi minuta e fragile come la stessa Frida.

Il ponte che unisce le due case è più un collegamento simbolico che funzionale in quanto "bisogna salire attraverso scale esterne fino al terrazzo, passare da un corpo all'altro esposti alle intemperie per poi giungere, scendendo lentamente negli spazi del quotidiano dell'altro".

Nei suoi ultimi anni di vita però Frida decise far ritorno alla sua casa di famiglia. Si trasferì con Diego nella casa dove era nata, la Casa Azul, realizzata da suo padre nel 1904 e oggi museo dell'artista. Si tratta di una tipica abitazione messicana ricca di oggetti di terracotta ed elementi floreali, ma per Frida si trasformò in molto di più: spesso costretta a letto per via della sua malattia, fece della sua casa il suo universo. La sua biografa a questo riguardo ci dice: "Era come se casa fosse il suo vestito... la decorava, prendendosene particolarmente cura e così la sua casa divenne una sorta di riflesso di Frida stessa."