Allegoria della vita coniugale, olio su tela.
Si tratta di copia di dimensioni ridotte dell'omonima opera di Tiziano, realizzata nel 1532 ca. e oggi conservata al Museo del Louvre.
In origine si pensava che l'opera ritrasse Alfonso d'Avalos, marchese di Vasto, che si accomiatava dalla moglie prima di andare a combattere i Turchi. Si tratta invece più probabilmente di un prototipo di allegoria matrimoniale che godette di ampio successo a Venezia. Gli sposi sono rappresentati nelle vesti di Marte (in armatura) e Venere , e sono accompagnati da Cupido, divinità protettrice dell'amore, che regge un fascio di frecce, da Vesta, dea del focolare domestico, coronata di mirto, simbolo di fedeltà coniugale, e da Imeneo, divinità degli sponsali che porge un cesto di frutta e fiori.
La donna tiene una sfera di cristallo, come se volesse scrutare il futuro. Le espressioni malinconiche dei protagonisti sono state lette come un riferimento alla possibile morte o partenza di uno dei due coniugi. Il dipinto è presentato in cornice coeva.