29.07.2020

Le storie

Vestirsi di sedie

Creare una sedia che ci segua come fosse la nostra ombra? Ci ha pensato Gianni Pettena nel 1971 inventando una seduta da indossare come un abito. Una sperimentazione, quella di trovare una sedia sempre a portata di mano, che continua anche oggi. Scopri con noi questa sfida del design che ha coinvolto, artisti, architetti, ingegneri e designer.

Era il 1971 quando Gianni Pettena allora artista in visita al Minneapolis College of Art and Design ideò la performance intitolata “Vestirsi di sedie/Wearable Chairs”. Con l’idea di dimostrare che l’arte e l’architettura radicalista fossero vicine e allo stesso tempo distaccate dai loro fruitori. L’artista fornì a dieci studenti del college una sedie portatile, o meglio una seduta pieghevole da indossare come un vestito e da utilizzare ad ogni occorrenza per un giorno interno.

La sedia, realizzata con semplice stecche di legno a cui l’artista aveva applicato nastri per fasciare spalle e gambe, era pensata per essere un oggetto svuotato della sua funzionalità: creata per essere dipendente dalla struttura della persona che la indossa la Wearable Chair assume significato solo quando viene portata, altrimenti si disarticola. Dopo la performance infatti 8 delle sedie di Pettena vennero rinominate Already Worn Chairs ed esposte in mostra con le immagini della loro “giornata in vita” solo per documentare un concetto artistico. 

D’altronde altri artisti e architetti dello stesso movimento, come Scott Burton, Richard Artswager e Donald Judd, si erano confrontati con il design rifflettendo con curiosità e ammirazione su come risolvere una funzionalità con l’arte. Tavoli, sedie e divani sembrano essere gli oggetti prediletti. Scott Burton per esempio ammette in un'intervista del 1986: “A Washington, D.C., dove con la mia famiglia mi ero trasferito dall'Alabama negli anni ‘50, i mobili moderni mi facevano pensare al modernismo e il modernismo alla liberazione. Allora questo concetto era ancora all'avanguardia. Aziende di mobili come Herman Miller, Knoll e Dunbar significavano per me tanto quanto Picasso e de Kooning, più o meno allo stesso modo. Ne ero ossessionato”. I mobili cubici disegnati da Donal Judd per la sua resinza a Marfa in Texas sono elementi che rientrano nel suo piano estetico e pur rimanendo in secondo piano rispetto alle sue opere, sono elementi di design con un valore di mercato in continua crescita. 

Il concetto della seduta da indossare oggi è fonte d'ispirazione per gli ingegneri e i designer che si occupano di robotica e ricerca merdica: la ricerca di strutture capaci di seguire l’anatomia del corpo umano continua il suo commino facendo incrociare discipline diverse e creando i presupposti per trasformare la creatività in un elemento pratico e formale.