Opera originale di Antonio Mignozzi, caratterizzata da una forte ricerca materica e da un linguaggio figurativo essenziale che richiama archetipi e forme primordiali. La figura frontale è resa tramite sovrapposizioni di strati materici, terre e pigmenti naturali che richiamano superfici murarie antiche, con una tessitura ruvida e irregolare tipica della tecnica dell'artista. L'intreccio delle mani e il volto dalle proporzioni arcaiche si inseriscono in uno Spazio compositivo rigoroso, scandito da geometrie e campiture sobrie. La firma di Mignozzi è chiaramente visibile sul fronte e riportata anche al verso, a garanzia dell'autenticità. L'opera (cm 30×40, con cornice cm 38×48) presenta una tavolozza calda e terrosa, ideale per ambienti contemporanei o collezioni attente alla pittura italiana post-novecentesca. Un lavoro di qualità museale con forte presenza visiva, proveniente da collezione privata italiana. Antonio Mignozzi nasce nel 1942 a Trebisacce (CS), ha studiato all'Accademia di Brera a Milano, vive e lavora a Verbania dal 1973. La sua pratica pittorica indaga la memoria visiva, la materia e la sospensione del tempo tra figurazione e astrazione. Le sue opere sono state presentate in numerose mostre personali a Milano, Brescia, Locarno e Verbania, e sono presenti nei cataloghi specializzati d'asta. Il mercato attuale dell'artista segnala passaggi che si collocano in fasce modeste, rendendo quest'opera un'opportunità interessante per collezionisti di ricerca o per ambienti di design contemporaneo. Mignozzi utilizza una tecnica peculiare - spesso definita "simile all'affresco" - in cui impasta terre, colle e pigmenti naturali, prelevati anche direttamente dal suo territorio d'origine. Le sue superfici si presentano come intonaci antichi, frammenti staccati, evocando i graffiti delle caverne fino all'arte paleocristiana e a quella del Novecento italiano: un linguaggio che ricerca la materia, l'archeologia del segno, l'essenzialità formale. Dal punto di vista stilistico, le opere presentano figure lievemente astratte, frontali, con una forza espressiva tranquilla ma intensa; si avverte una continuità con la lezione di Giotto e Masaccio per la restituzione della materialità della pittura e del muro.