24.03.2022

Imperdibili

I migliori momenti vintage: i film candidati all'Oscar

Continua l'appuntamento dedicato agli interni vintage più scenografici del grande schermo, pronti a ispirare gli arredi e i mood delle nostre case nella prossima stagione. L'attesissima notte degli Academy Awards si avvicina: ecco i set più interessanti in nomination!

Chi saranno i vincitori della serata più attesa di Hollywood? Seguite le nostre IG stories per scoprirlo! Intanto, aspettando la notte del 27 marzo, quando dal Dolby Theatre di Los Angeles scopriremo chi si aggiudicherà gli Academy Awards, intOndo vi propone la sua selezione degli interni più inspirational dei film in nomination quest’anno.

Se partiamo da uno dei film più opulenti, fonte di ispirazione per interni di lusso e di cui si è parlato di più, il primo posto va a House of Gucci di Ridley Scott. Cast d'eccezione — Lady Gaga, Adam Driver, Al Pacino, Jared Leto, Jeremy Irons —, e un susseguirsi di interni iconici meticolosamente ricreati con licenza di interpretazione dai set designers per le riprese, che si sono svolte tra New York, gli studi di Cinecittà, case e ville storiche italiane. Si passa dalle premesse razionaliste anni '30 di Villa Necchi Campiglio a Milano, fino alle suggestive stanze affrescate della cinquecentesca Villa Balbiano sul Lago di Como, con il suo tripudio di pezzi antichi firmati dai grandi progettisti dal '700 in poi; da uno chalet di montagna riscaldato da velluti, pellicce e tonalità neutre del legno ricreato negli studi, fino all’appartamento newyorchese: quest’ultimo è un’apoteosi dello stile di fine anni '80 e  inizio anni '90, delineato dalla prevalenza del bianco e dell’acciaio cromato, tra lampade di Fontana Arte e opere d’arte firmate dai blue chip della pop art e dell’epressionismo astratto, da Mark Rothko a Roy Lichtenstein e Robert Rauschenberg.

Eleganza austera invece per The Power of the Dog - Il Potere del Cane,  firmato dalla grande regista neozelandese Jane Campion.  Interpretata da Benedict Cumberbatch e Kirsten Dunst, la pellicola è stata girata dalla Campion tra le montagne della sua natia Nuova Zelanda, per ricreare la vita di un ranch americano del Montana negli anni '20, dove si susseguono avvenimenti misteriosi. L'interno della casa condivisa dai protagonisti, i fratelli George e Phil, è volutamente cupa in contrasto con la natura del paesaggio luminoso che la ospita, ed è stata modellata sulla Sagamore Hill, quella che fu la casa del presidente americano Theodore Roosevelt dal 1885 al 1919. Prevale il legno scuro: sulle travi del soffitto, sulle pareti a pannelli squadrati, sui mobili in stile '600 dalle gambe tornite. Il legno è intervallato dalla pelle che riveste accoglienti poltrone stile gentlemen club e da imponenti teste di animali imbalsamati montati sopra il camino.

La tendenza per gli interni scuri si manifesta anche nelle atmosfere del prossimo film, anche se in questo caso gli ambienti in cui si muovono Cate Blanchett e Bradley Cooper diventano davvero opulenti grazie alla presenza di superfici ed elementi laccati e riflettenti prevalentemente di stile Art Déco. Si tratta di Nightmare Alley – La fiera delle Illusioni, girato da Guillermo del Toro con l’intenzione di proporre una svolta contemporanea al classico film noir. A dominare la scena sono certamente i pavimenti in marmo nero, la radica che di diffonde dai rivestimenti delle pareti agli arredi, eleganti applique in vetro e poltrone rivestite di sete cangianti, ma tutto l’allestimento è studiato per mantenere comunque leggerezza, linee pulite e una certa freschezza, reinterpretando fonti di ispirazione colte, e inedite. Tra le tante curiosità legate al film, il regista ha raccontato di essersi ispirato per l’ufficio di Cate Blanchett ai mobili e al design dello studio di Weil Worgelt esposto al Brooklyn Museum di New York. Progettato intorno al 1930 dallo studio di decorazione parigino Alavoine, questo ambiente interpretava lo stile Art Déco per un cliente d'élite, con boiserie geometrica e un pannello laccato astratto, disegnato da Henri Redard ed eseguito dal progettista svizzero Jean Dunand, uno dei massimi esponenti dell’Art Déco.

Infine, non poteva mancare un candidato italiano nella nostra hit parade: firmato da Paolo Sorrentino, È stata la mano di Dio, il film con una nomination all’Oscar come miglior film straniero, riconferma l’attenzione del regista per gli ambienti che raccontano le sue storie. Nel film autobiografico, oltre alle riprese con cui il regista omaggia la sua terra raccontando i simboli di Napoli, da piazza Plebiscito al Lungomare, al Vomero, fino gli scorci della penisola Sorrentina e Capri, ci sono naturalmente gli interni, che delineano nei dettagli le situazioni dei personaggi principali e tracciano abilmente le loro personalità. Il film offre davvero una ricca serie di inquadrature che si imprimono in fretta nella memoria per il loro mix di elementi d’impatto, in cui non manca quasi mai il particolare surreale, da sempre marchio di fabbrica delle scene cruciali dei film di Sorrentino: a partire da un gigantesco lampadario antico di cristallo che, inspiegabilmente planato dal soffitto al pavimento e ora adagiato sul fianco, illumina un salone spoglio e decadente, ma un tempo fastoso: tra marmi pregiati e stucchi raffinati, ci troviamo nell’elegante salone settecentesco della Villa del Cardinale a Torre del Greco.